Orfano accudito in italia "sparisce" a Bucarest
TRATTATO COME UN PACCO. HA 3 ANNI
Porta nello sguardo il suo dolore. E anche se ride, basta coccolarlo un po' di più perché i suoi occhi s'abbassino, fuggano via lontano. Dalla disperazione dei suoi tragicissimi anni.
Dalla paura che l'attenzione sia il preludio delle mani cattive, le uniche ha conosciuto appena nato.
Aveva un anno e mezzo, nel maggio del 2007, quando la polizia di Roma lo trova che sembra morto. Di lui si sa solo che è stato picchiato, Dio sa quante volte. Il suo corpo è martoriato. Il terrore s'è preso il suo volto e le sue manine, serrate sulla faccia. Il paziente lavoro dei servizi sociali e della Mobile gli danno un nome, Gratian Gruia. La madre lo ha abbandonato, il padre (poi trovato, processato e condannato) è quello che lo ha picchiato.
Per Gratian comincia una nuova vita. Uscito dall'ospedale, viene accolto da Patrizia Barbalucca nella casa famiglia «Valle dei Fiori» di via di Valle Aurelia a Roma. Patrizia è una di quelle che per i bambini non ci dorme la notte. Un contributo, qualche volontario che dà una mano, bambini e ragazzi che vanno e che vengono. Che s'affezionano e che, ogni volta piangono andandosene verso la vita della maggiore età. Gratian è un caso speciale. È piccolo piccolo. In casa gli insegnano a parlare, l'italiano. E piano piano lo aiutano a dimenticare quel che la sua mente ha cancellato, ma che il suo cuore e i suoi incubi notturni fanno pesare. Così. Giorni normali e qualche ora speciale, i giocattoli, la passeggiata, i capricci. La normalità. Fino al 14 luglio 2008.
Roberto Ianniello, presidente relatore, Armida Del Gado, Giudice, Ermanno Tarsitano, giudice onorario, Marina Fragasso, giudice onorario, decidono che il bambino non può essere adottato e che deve essere rimpatriato. Del caso s'è occupata, prima di diventare capo gabinetto del ministro per le Pari opportunità, il pubblico ministero Simonetta Matone, nota per il suo impegno e per le sue apparizioni in tv nelle quali non si stanca mai di ricordare che con le leggi non si scherza, ma nemmeno con i bambini.
La signora del Tribunale dei minori questa storia l'ha presa a cuore, verificando che il piccolo Gratian s'è rifatto una vita, anzi ha finalmente una vita. Prima di dedicarsi alla politica esprime parere contrario alla consegna del piccolo alla Romania, costituitasi parte civile.
Probabilmente sotto la pressione dei fatti di cronaca nera nei quali sono stati coinvolti molti romeni, probabilmente per dare l'idea che i bambini abbiano una casa in patria, fatto sta che la Romania, non solo si oppone all'idea di lasciare il bambino in Italia, ma, non appena la legge glielo consente, procede, attraverso l'avvocato Cynthia De Conciliis, e pretende di far partire Gratian per Bucarest.
Per il piccolo ogni speranza svanisce in una montagna di carte e di firme. Con gli assistenti sociali del V Dipartimento del Comune in processione all'ambasciata. Con il capo del servizio comunale, Giulioli, in costante contatto con l'ambasciatore e con la casa famiglia per sostenere la tesi, e qui nasce un inquietante rebus, che il bambino deve essere riportato in Romania da solo. In un contatto riservato e precedente l'ambasciatore aveva ha invece assicurato che il bambino poteva essere accompagnato da due educatrici.
La promessa non si realizza. Al punto che il Dipartimento V del Comune nega i fondi per pagare il biglietto e la permanenza delle assistenti all'estero. Sono momenti tragici per chi sta cercando di alleviare la sofferenza di Gratian. La responsabile della casa famiglia s'impunta e insiste perché la signora Di Donato, sua collaboratrice, parta con il piccolo. Interviene Alemanno che sblocca la situazione e dispone la copertura delle spese per l'educatrice.
Gratian viene informato che deve lasciare la casa e tornare nel suo Paese. È pianto e vomito, senza un minuto di tregua. All'aeroporto di Roma non c'è l'avvocato De Conciliis e nemmeno il sig. Marino del V Dipartimento che avevano, pare, assicurato la loro presenza. C'è un'assistente sociale romena che non parla l'italiano. L'aereo parte e arriva. La mano di Gratian stretta in quella della signora Di Donato. Fino alla discesa dall'aereo, il bambino attaccato ai vestiti del suo angelo custode. Anche quando arriva un uomo che lo porta via senza dire una parola, senza nemmeno aiutare l'operatrice a trovare un albergo.
Nessuno sa dove sia Gratian. In poche ore la vicenda, già nota al ministero degli Esteri, torna sul tavolo del ministro Frattini che scrive all'omologo romeno Lazar Comanescu. L'Italia ipotizza la violazione della Convenzione Onu sui diritti dell'Infanzia e della Convenzione Aja sui diritti del fanciullo. Frattini chiede notizie su un bimbo che ha vissuto in Italia e che un po' italiano è. Ma che soprattutto è un piccolo maltrattato, troppo presto e troppo a lungo, perché la sua storia svanisca come se salvarlo non fosse servito a niente, come se far condannare il padre fosse stato un incidente. Come se Gratian non avesse il diritto alla tranquillità che ha difeso strillando fino all'ultimo: «Non mi mandate via».
fonte: http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/10/31/946052-trattato_come_pacco_anni.shtml