giovedì 22 aprile 2010

MINORI, PEDICA (IDV) SCRIVE AD ALFANO: INVIARE ISPETTORI AL TRIBUNALE DEI MINORI DI ROMA


DOMANI ORE 11 CONFERENZA STAMPA A SEZZE

“La drammatica situazione del bambino di Sezze, in provincia di Latina, per il quale è stato disposto l’allontanamento dalla famiglia e per il cui “prelievo coatto” sono stati inviati ieri ben 14 agenti, nemmeno si fosse trattato di un boss mafioso, pone il problema della gestione del Tribunale dei minori di Roma, dove spesso, invece di attuare sereni percorsi di dialogo, si risolvono i problemi familiari con provvedimenti puntivi nei confronti dei bambini” lo afferma il Senatore dell’Italia dei Valori Stefano Pedica, che questa mattina ha partecipato al sit-in davanti al Tribunale dei minori organizzato da varie associazioni a tutela dei minori.
“Il ministro Alfano – continua Pedica - che invia con tanta facilità gli ispettori a Trani per tutelare il suo boss Berlusconi, li invii questa volta per proteggere un bambino ed una madre disperati, e per fare chiarezza sulla giustizia del Tribunale dei minori di Roma. Ho scritto al Ministro una lettera pubblica per invitarlo ad occuparsi del problema, mettendo da parte per un attimo legge bavaglio e lodi vari, e presenterò una interrogazione al Ministro dell’Interno per capire come mai un uso tanto sproporzionato della forza pubblica per un bambino di 8 anni”.

Pedica comunica anche che domani mattina, alle ore 11, visiterà prima il questore di Latina che, sulla base delle disposizioni del giudice, ha ordinato il “blitz” nei giorni scorsi nei confronti della famiglia Pappacena di Sezze, e poi incontrerà anche la famiglia del bambino, tenendo una conferenza stampa davanti all’abitazione, al fine di “risolvere un dramma che si può tranquillamente evitare se viene adottata una gestione intelligente e sensibile del caso. I bambini non devono rimanere “orfani” della giustizia né vittime della legge, ma devono essere aiutati nel percorso di crescita e di formazione senza privarli degli affetti familiari” conclude Pedica.

BAMBINO SEZZE, LA REPUBBLICA 22 APRILE 2010

"Bambino trattato come un boss Quattordici agenti per prenderlo"
Sit-in del comitato Vittime della giustizia minorile per i metodi usati dal tribunale. Tra i casi condannati, quello di un bimbo di 7 anni che doveva essere acompagnato in una casa famiglia, prelevato da 14 agenti. Il piccolo si è sentito male ed è finito in ospedale


di GABRIELE ISMAN e ANNA MARIA LIGUORI

Un sit-in di due ore stamattina davanti al tribunale dei Minori in via dei Bresciani 32. È l'iniziativa del comitato Vittime della giustizia minorile «per esprimere - spiega la portavoce Roberta Lerici - la nostra condanna nei confronti per i metodi usati da questi giudici in diverse occasioni. Non si può avere una giustizia minorile così violenta che aggiunge ulteriori traumi a quelli già vissuti dai bimbi. Abbiamo assistito negli ultimi tempi a una serie di provvedimenti punitivi verso i bambini».

La protesta parte da alcuni casi: primo fra tutti quello di un bimbo di 7 anni, nato a Roma ma residente a Sezze, in provincia di Latina, per il quale il tribunale dei minori capitolino ha disposto l'allontanamento dalla madre e l'affido ad una casa famiglia. Il comitato si riferisce a quanto è scritto nell'ordinanza che riguarda il piccolo, del 13 aprile scorso, firmata dal presidente Roberto Ianniello, dal giudice Armida Del Gado, dagli onorari Giuseppe Parrella e Marisa Fragasso: «Tale allontanamento dovrà essere effettuato dalla questura di Latina ufficio Minori senza indugio e vincendo ogni resistenza dei parenti del bambino e del minore stesso». Un diktat che venerdì scorso è stato rispettato da ben quattordici agenti, con due volanti e tre auto senza insegne, che si sono presentati sotto casa della mamma di Luigi (il nome è di fantasia, ndr) per prelevarlo. Il piccolo però si è sentito male, ed è stato ricoverato in ospedale. «A sette anni trattato come un boss», sottolinea il comitato. L'avvocato Girolamo Coffari, che rappresenta la mamma del bambino, ha presentato ricorso contro la decisione dei giudici, parlando di illegittimità dell'allontanamento violento e di violazione del diritto d'ascolto. Secondo l'avvocato, «il bambino non è mai stato ascoltato sul suo collocamento.A lui nessuno ha chiesto le ragioni del suo contrasto tra i genitori e se desidera andare a vivere in una casa famiglia». Nello stesso ricorso, l'avvocato ricorda la sentenza della Cassazione che ha sancito «l'obbligatorietà dell'audizione del minore da parte del giudice nei procedimenti di separazione legale».

Oggi al sit-in, rilanciato anche su Facebook, saranno presenti i genitori e i compagni di scuola del bambino, i giocatori dell'Aprilia che hanno appena conquistato la serie A1 di volley e che domenica hanno giocato con maglie di sostegno alla causa di Luigi e della sua mamma, e, come dice ancora Roberta Lerici, «altre madri vittime del tribunale dei minori». «Il provvedimento - osserva l'avvocato Coffari - vietava in maniera assoluta ogni contatto tra la madre e il piccolo di 7 anni, configurando un trauma per il bambino che ha sempre vissuto con la madre. E lo stesso consulente tecnico d'ufficio, nominato dal tribunale, neppure considerava l'allontanamento, senza dimenticare i pareri dello psichiatra come Luigi Cancrini e del direttore del dipartimento di Neuropsichiatria infantile di Latina, Sandro Bartolomeo». Coffari ha chiesto la ricusazione del giudice Ianniello: «In cinque mesi ha firmato cinque provvedimenti sul caso di Luigi tutti contraddittori tra loro».

la repubblica 22 aprile 2010

martedì 20 aprile 2010


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Otto anni, trattato come un boss: SIT-IN il 22 aprile a Roma del Comitato Vittime Giustizia Minorile

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Giovedì 22 aprile/Sit-in di fronte al Tribunale dei Minori, via dei Bresciani 32 dalle 10, 30 alle 12,30

Il Comitato Vittime Giustizia Minorile organizza un sit-in per esprimere la propria condanna nei confronti dei metodi usati in diverse cause di affido dal Tribunale dei Minori di Roma.Il blitz di Latina in cui per prelevare un bambino e portarlo in una casa famiglia strappandolo alla madre, sono stati usati circa 15 agenti, è solo l'ultimo di una serie di provvedimenti che hanno l'unico risultato di causare ulteriori traumi a bambini che ne hanno già subiti a causa di separazioni conflittuali, violenze o maltrattamenti.

Il prelevamento del bambino di Latina, alla fine di una giornata convulsa, non è stato possibile perchè il piccolo è stato colto da gravi malori per i quali è stato necessario accompagnarlo al pronto soccorso.

Vogliamo quindi testimoniare pacificamente la nostra contrarietà a questo modus operandi nei confronti della parte più indifesa della società e sperare che in futuro, i provvedimenti del Tribunale dei Minori siano più rispettosi della sensibilità dei bambini. Nelle cause di affido assistiamo spesso a provvedimenti traumatizzanti per i minori, come l'allontanamento dall'unico genitore con il quale hanno un forte legame affettivo, arrivando talvolta all'allontanamento dalla scuola e dai compagni, per essere collocati in una casa famiglia. Nel caso del piccolo di Latina, si è arrivati anche al divieto di visita da parte della madre e dei suoi familiari perchè il bambino rifiuta di incontrare il padre. Sembra quasi che i figli contesi siano equiparati a beni mobili, dei quali si dispone il "sequestro", in attesa che la giustizia faccia il suo corso, o che i bambini cambino idea.Non crediamo sia questo lo spirito che dovrebbe animare l'operato della Giustizia Minorile e auspichiamo una maggiore sensibilità unita ad una costante capacità e volontà di ascolto dei minori, in quanto persone e non, appunto, oggetti. Il disagio, a nostro avviso, andrebbe sempre ascoltato e poi curato, ma mai punito.

Durante il sit-in di giovedì 22 aprile, verranno consegnate alla presidente del Tribunale dei Minori, dottoressa Melita Cavallo, migliaia di firme raccolte dal Comitato, unitamente all'appello per una giustizia mite nei confronti dei bambini.

Il sit-in del Comitato Vittime Giustizia Minorile, appoggiato dal Movimento per l'Infanzia e da diverse associazioni a tutela dell'infanzia, è organizzato da Carlo Stasolla, mentre il portavoce del Comitato è Roberta Lerici. Per comunicazioni e domande inerenti all'iniziativa scrivere a "roberta.lerici@yahoo.it"

pagina facebook del sit-in


lunedì 19 aprile 2010

LATINA: 14 AGENTI PER PRELEVARLO, MA E' UN BAMBINO DI 8 ANNI.LA MADRE ACCUSA IL TRIBUNALE:" MI TOLGONO MIO FIGLIO"

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(fOTO ARCHIVIO)

Di Roberta Lerici

E' questa la sconvolgente "operazione" che si è svolta stamane a Latina.Le forze dell'ordine, con la collaborazione dei servizi sociali e delle figure professionali che impone la legge in questi casi, dovevano eseguire un provvedimento del Tribunale dei Minori di Roma che imponeva il prelievo di un bambino dalla casa materna. Nell'atto del giudice Roberto Ianniello, afferma l'avvocato Coffari, è scritto fra l'altro:" LA POLIZIA PROCEDERA' SENZA INDUGI VINCENDO OGNI RESISTENZA DI OPPOSIZIONE DI ESECUZIONE DEL PROVVEDIMENTO DI ALLONTANAMENTO E PROCEDENDO PER EVENTUALI VIOLAZIONI DI LEGGE IL SERVIZIO RELAZIONERA' DELL'AVVENUTO ALLONTAMENTO E DEL COLLOCAMENTO. VIETA ALLO STATO IL RAPPORTO CON LA MADRE E LA SUA FAMIGLIA".

Insomma, il bambino andava prelevato e allontanato per portarlo in una casa famiglia di Roma, con il conseguente abbandono della scuola, degli amici e della sua casa. E, soprattutto, con il divieto assoluto di vedere la madre e i suoi familiari.Perchè? Perchè il bambino rifiuta di vedere il padre e, allontanandolo dalla madre e da tutto il suo mondo, il giudice pensa che sia più facile avviarlo ad un percorso di riavvicinamento con il padre. Una "terapia" sul cui successo, purtroppo, non mi pare ci siano conferme. Fin qui la cronaca della mattinata di oggi.

Domani attendiamo di conoscere gli sviluppi di questa incredibile vicenda. Certamente, come persona impegnata nella tutela dei minori con il Movimento dell'Infanzia e come responsabile del Dipartimento Infanzia dell'italia dei Valori, condanno questo modo di procedere da parte di una istituzione come il Tribunale dei Minori, che dovrebbe mettere al centro gli interessi del bambino e che, invece, con questi provvedimenti non fa altro che traumatizzare ulteriormente i minori al centro di dispute.

Non ritengo, inoltre, che per risolvere il rifiuto da parte del figlio di uno dei due genitori, lo si debba rendere orfano, privandolo anche dell'affetto dell'altro. In casi del genere, sono gli stessi neuropsichiatri infantili a sconsigliare la separazione dei bambini dalle madri rimaste uniche figure di riferimento, ma i loro pareri vengono troppo spesso ignorati dai giudici. In attesa degli aggiornamenti di domani, ecco l'agenzia uscita stamattina:

(LZ) MINORI. LATINA, IN 14 PER PORTARE BAMBINO IN CASA FAMIGLIA LA MADRE AVEVA ACCUSATO IL TRIBUNALE: 'MI TOLGONO MIO FIGLIO'.

(DIRE) Roma, 16 apr. - Quattordici persone per prelevare un bambino e portarlo in una casa famiglia. A Latina, agenti e assistenti sociali sono in attesa fuori dalla casa di V.P., madre di A., bambino di 8 anni che il Tribunale dei minori di Roma ha deciso debba essere allontanato dalla mamma e trasferito in una casa famiglia nella Capitale. Dal 2002, il minore e' al centro della disputa, anche giudiziaria, fra i genitori, dopo che la donna, dopo aver partorito A., si rifiuto' di andare a vivere con l'uomo e aver denunciato presunte violenze psicologiche e fisiche da parte del padre del bambino. Al momento, secondo il racconto di persone vicine alla donna, in casa a Latina c'e' solo la nonna, la mamma della madre del bambino, mentre la donna e' attesa assieme al minore da agenti e assistenti sociali per trasferire A. nella casa famiglia. Ma la madre del bambino nei giorni scorsi ha raccontato il calvario di questi ultimi anni, contestando la gestione della vicenda da parte del giudice, bocciando l'ultimo decreto che sancisce l'allontanamento del figlio da lei e rimarcando la disattenzione nei confronti delle esigenze del bambino, che a suo dire non vuole stare col padre e che verrebbe sottoposto a un doppio trauma: il dover lasciare sia la madre sia gli amici, cioe' i compagni di scuola, nel trasferimento da Latina a Roma. (Rel/ Dire) 12:50 16-04-10

fonte www.bambinicoraggiosi.com

APRILIA VOLLEY:VITTORIA DEDICATA AL BAMBINO CONTESO DI SEZZE

20/04/2010 - Aprilia per il piccolo A.

Le ragazze dell’Aprilia Volley la scorsa domenica, al Palalavinium, in occasione dell’ultima gara interna contro Pontecagnano, hanno indossato prima della partita una maglia con la scritta “Giustizia, A. alla madre”. Un messaggio forte, eloquente a sostegno del piccolo A., che aspetta dal tribunale dei minori una sentenza. La squadra tutta dell’Aprilia sostiene a gran voce il piccolo.

giovedì 15 aprile 2010

Gratian, trattato come un pacco: salvato in Italia, rispedito a Bucarest

Orfano accudito in italia "sparisce" a Bucarest

TRATTATO COME UN PACCO. HA 3 ANNI

Porta nello sguardo il suo dolore. E anche se ride, basta coccolarlo un po' di più perché i suoi occhi s'abbassino, fuggano via lontano. Dalla disperazione dei suoi tragicissimi anni.
Dalla paura che l'attenzione sia il preludio delle mani cattive, le uniche ha conosciuto appena nato.
Aveva un anno e mezzo, nel maggio del 2007, quando la polizia di Roma lo trova che sembra morto. Di lui si sa solo che è stato picchiato, Dio sa quante volte. Il suo corpo è martoriato. Il terrore s'è preso il suo volto e le sue manine, serrate sulla faccia. Il paziente lavoro dei servizi sociali e della Mobile gli danno un nome, Gratian Gruia. La madre lo ha abbandonato, il padre (poi trovato, processato e condannato) è quello che lo ha picchiato.

Per Gratian comincia una nuova vita. Uscito dall'ospedale, viene accolto da Patrizia Barbalucca nella casa famiglia «Valle dei Fiori» di via di Valle Aurelia a Roma. Patrizia è una di quelle che per i bambini non ci dorme la notte. Un contributo, qualche volontario che dà una mano, bambini e ragazzi che vanno e che vengono. Che s'affezionano e che, ogni volta piangono andandosene verso la vita della maggiore età. Gratian è un caso speciale. È piccolo piccolo. In casa gli insegnano a parlare, l'italiano. E piano piano lo aiutano a dimenticare quel che la sua mente ha cancellato, ma che il suo cuore e i suoi incubi notturni fanno pesare. Così. Giorni normali e qualche ora speciale, i giocattoli, la passeggiata, i capricci. La normalità. Fino al 14 luglio 2008.

Roberto Ianniello, presidente relatore, Armida Del Gado, Giudice, Ermanno Tarsitano, giudice onorario, Marina Fragasso, giudice onorario, decidono che il bambino non può essere adottato e che deve essere rimpatriato. Del caso s'è occupata, prima di diventare capo gabinetto del ministro per le Pari opportunità, il pubblico ministero Simonetta Matone, nota per il suo impegno e per le sue apparizioni in tv nelle quali non si stanca mai di ricordare che con le leggi non si scherza, ma nemmeno con i bambini.
La signora del Tribunale dei minori questa storia l'ha presa a cuore, verificando che il piccolo Gratian s'è rifatto una vita, anzi ha finalmente una vita. Prima di dedicarsi alla politica esprime parere contrario alla consegna del piccolo alla Romania, costituitasi parte civile.

Probabilmente sotto la pressione dei fatti di cronaca nera nei quali sono stati coinvolti molti romeni, probabilmente per dare l'idea che i bambini abbiano una casa in patria, fatto sta che la Romania, non solo si oppone all'idea di lasciare il bambino in Italia, ma, non appena la legge glielo consente, procede, attraverso l'avvocato Cynthia De Conciliis, e pretende di far partire Gratian per Bucarest.
Per il piccolo ogni speranza svanisce in una montagna di carte e di firme. Con gli assistenti sociali del V Dipartimento del Comune in processione all'ambasciata. Con il capo del servizio comunale, Giulioli, in costante contatto con l'ambasciatore e con la casa famiglia per sostenere la tesi, e qui nasce un inquietante rebus, che il bambino deve essere riportato in Romania da solo. In un contatto riservato e precedente l'ambasciatore aveva ha invece assicurato che il bambino poteva essere accompagnato da due educatrici.
La promessa non si realizza. Al punto che il Dipartimento V del Comune nega i fondi per pagare il biglietto e la permanenza delle assistenti all'estero. Sono momenti tragici per chi sta cercando di alleviare la sofferenza di Gratian. La responsabile della casa famiglia s'impunta e insiste perché la signora Di Donato, sua collaboratrice, parta con il piccolo. Interviene Alemanno che sblocca la situazione e dispone la copertura delle spese per l'educatrice.

Gratian viene informato che deve lasciare la casa e tornare nel suo Paese. È pianto e vomito, senza un minuto di tregua. All'aeroporto di Roma non c'è l'avvocato De Conciliis e nemmeno il sig. Marino del V Dipartimento che avevano, pare, assicurato la loro presenza. C'è un'assistente sociale romena che non parla l'italiano. L'aereo parte e arriva. La mano di Gratian stretta in quella della signora Di Donato. Fino alla discesa dall'aereo, il bambino attaccato ai vestiti del suo angelo custode. Anche quando arriva un uomo che lo porta via senza dire una parola, senza nemmeno aiutare l'operatrice a trovare un albergo.
Nessuno sa dove sia Gratian. In poche ore la vicenda, già nota al ministero degli Esteri, torna sul tavolo del ministro Frattini che scrive all'omologo romeno Lazar Comanescu. L'Italia ipotizza la violazione della Convenzione Onu sui diritti dell'Infanzia e della Convenzione Aja sui diritti del fanciullo. Frattini chiede notizie su un bimbo che ha vissuto in Italia e che un po' italiano è. Ma che soprattutto è un piccolo maltrattato, troppo presto e troppo a lungo, perché la sua storia svanisca come se salvarlo non fosse servito a niente, come se far condannare il padre fosse stato un incidente. Come se Gratian non avesse il diritto alla tranquillità che ha difeso strillando fino all'ultimo: «Non mi mandate via».
fonte: http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/10/31/946052-trattato_come_pacco_anni.shtml

mercoledì 14 aprile 2010

BIMBO CONTESO, LA MADRE: "BASTA VIOLENZE SU MIO FIGLIO" BATTAGLIA COL PADRE AMERICANO. DRAMMATICA UDIENZA IN TRIBUNALE.

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Il giudice obbliga il piccolo a vedere il padre, nonostante i pianti e le urla sentiti fin nei corridoi del tribunale. L'appello della mamma, Manuela Antonelli.

(DIRE) Roma, 25 nov. - In occasione della giornata dedicata ai diritti dei minori, "il Tribunale per i minorenni di Roma convoca LGM, il bambino di otto anni conteso fra l'Italia e gli Stati Uniti e noto alle cronache americane con ampi servizi su Fox e Cbs. Qui, nonostante i pianti e le urla disperate del minore, confermate da testimoni presenti all'accaduto, il giudice obbliga LGM a vedere il padre non tenendo in alcuna considerazione l'evidente stato di choc del minore. Testimoni dell'accaduto affermano di avere sentito le urla e i pianti fin nei corridoi del Tribunale: una scena d'altri tempi". E' quanto si legge in una nota di Manuela Antonelli, la mamma del bambino conteso, e dei suoi legali.

"Questo e' il diritto all'ascolto sancito dalla Convenzione internazionale di New York applicato da alcuni giudici del Tribunale per i minorenni di Roma- si sottolinea nella nota-. Il bambino motiva l'inutile e disperato tentativo di sottrarsi alla vista del padre con il ricordo di passate violenze sessuali e il giudice, anziche' approfondire tali gravissime affermazioni, decide di portare LGM nuovamente in casa famiglia, vietando inspiegabilmente il rapporto fra la madre, i parenti della madre e il minore. Tale incredibile decisione e' stata presa contro il parere del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che consigliava il collocamento del minore presso la madre e nonostante una approfondita consulenza tecnica disposta dallo stesso Tribunale dove si legge che 'il bambino ha bisogno della madre e sconsiglia di tenerlo stabilmente separato dalla stessa'".

Il padre del bambino e' americano "e violando tutte le elementari regole di rispetto e privacy ha attivato su Internet una campagna di disinformazione e denigrazione della madre e della giustizia italiana, in numerosi siti, oltre all'esatta indicazione del nome e cognome del figlio ha inserito filmati che lo ritraggono senza alcuna precauzione. I commenti americani sui siti e su youtube sono desolanti: in uno di questi si legge "non comprate nulla dall'Italia e non andateci in vacanza, l'Italia e' peggio dell'Iran".

I legali della madre, la signora Antonelli, hanno ricusato il giudice che ha firmato l'ordinanza e annunciano reclamo presso la Corte d'Appello e un esposto al Consiglio superiore della Magistratura. "Il bambino non vuole tornare in casa famiglia, dove, ha dichiarato in sede di consulenza tecnica d'ufficio, di avere subito atti di bullismo da parte di bambini piu' grandi. Lo si portera' via con la forza? Si fara' violenza a un bambino che urla la sua disperazione costringendolo a separarsi dalla madre? Ci sono pressioni esterne che stanno condizionando i giudici?".

La madre "rompe il silenzio e chiede aiuto ai media italiani perche' si occupino con spirito di verita' e nel rispetto dei diritti dei bambini di questa terribile vicenda, chiedendo pero' di non diffondere immagini e il nome di suo figlio. La madre chiede aiuto a tutte le associazioni che in Italia si occupano della tutela dei minori perche' a suo figlio non sia fatta ancora violenza". (Wel/ Dire) 10:56 25-11-09
25 novembre 2009